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Silverstone: la gara delle conferme

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Il Gran Premio di Gran Bretagna lascia l’amaro in bocca e la gara di ieri ha regalato molte conferme, ma nessuna, per me, positiva.

Silverstone lascia nel mio animo di appassionato di corse e di Ferrari tanta delusione e grande insoddisfazione, regalandomi, purtroppo molte conferme che, però, avrei preferito non avere.

La prima è la partenza dietro alla safety car: dopo uno scroscio di pioggia prima dello start, ancora una volta, si decide di togliere il pathos di un via dalla griglia e si opta per un trenino senza senso dietro alla vettura di soccorso. Le condizioni, ammettiamolo, non erano tali da non permettere un via regolare e di questo passo sarà più pericoloso guidare l’autobus (non me ne vogliano gli autisti) in centro città.

La seconda conferma e, aggiungo, delusione arriva dalla Ferrari. Anche quest’anno la Scuderia di Maranello è fedele alla sua tradizione di essere incapace di evolvere una vettura che, pur all’inizio della stagione, aveva dato l’impressione di essere nata bene. La monoposto di Maranello è quella che più di ogni altra è rimasta invariata, soprattutto a livello aerodinamico: gli unici aggiornamenti di un certo spessore sono arrivati sulla power unit, che ha dimostrato un discreto progresso.

La terza certezza arriva dalla Red Bull, che si conferma, ora, l’avversario sul quale la Ferrari deve fare la corsa, per non perdere la seconda posizione in classifica, sia sul lato piloti che su quello costruttori. La monoposto austriaca sì, invece, ha dimostrato buone capacità di recupero, anche se è ancora discontinua, ed è quella che è stata capace di dare i maggiori grattacapi alla Mercedes.

La quarta arriva dal fronte piloti: Verstappen ha la stoffa del campione e ridimensiona il tanto decantato Daniel Ricciardo, un pilota, a mio avviso, parecchio sopravvalutato in questi ultimi anni. L’olandese ha messo in mostra carattere e decisione, prima superando Rosberg, poi difendendosi alla grande prima di cedere la posizione e non mollando fino alla fine della gara.

L’ultima certezza viene invece dalla direzione gara, incapace, ancora una volta, di leggere in maniera uniforme ed equa ciò che succede in pista e comminando sanzioni a caso: cinque secondi più due punti sulla patente per Vettel sembrano un’esagerazione, essendo, chiaramente, la manovra del tedesco della Ferrari figlia di un errore in fase di sorpasso.

Ridicola, invece, la punizione a Rosberg: il tedesco ha sì perso la seconda posizione, ma non dimentichiamo che senza l’intervento del muretto Mercedes (e come candidamente ammesso dallo stesso pilota a fine gara), molto probabilmente avrebbe dovuto ritirarsi. La decisione della FIA, quindi, insegna che è meglio barare perché è preferibile un terzo posto ad un ritiro pressoché certo.

Insomma il mio umore dopo ieri non è nero, è nerissimo: alla delusione per l’ennesimo campionato sprecato dalla Ferrari si aggiungono molti fattori che suggeriscono come la categoria regina sia ormai alla frutta. Sarà sufficiente l’esagerata passione per questo sport a farmi digerire tanti bocconi amari?

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