Il comunicato della Fia che introduce l’utilizzo di Halo nella stagione 2018 è un errore che allontanerà molti dalla Formula 1.
Ho dovuto aspettare un paio di giorni per vedere se, anche stavolta, fossi stato in grado di metabolizzare l’ennesima decisione maldestra della federazione, parliamo dell’introduzione di quell’obbrobrio chiamato Halo, che nessuno vuole, non piace e del quale non si è, nemmeno, sicuri che rappresenti un passo avanti nella sicurezza.
Sì, perché se da un lato il dispositivo potrebbe proteggere, in alcuni casi, la testa del pilota, ci sono ancora forti perplessità sulle conseguenze che avrebbe in caso di incendio della vettura, visto che sembrerebbe ostacolare il rapido abbandono della vettura da parte del pilota.
Ma non parliamo, solamente, di questioni pratiche, Halo rappresenta un qualcosa che non ha nulla a che vedere con la massima categoria automobilistica, nella quale, nonostante gli enormi progressi sul piano della sicurezza, dobbiamo renderci conto che un certo margine di rischio esista e che i piloti siano disposti ad accettarlo.
Certo è che per chi, come me, segue la Formula 1, da semplice appassionato, da circa quarant’anni, vedere Halo montato su una monoposto rappresenta la classica goccia che fa traboccare il vaso: mi sono fatto andar bene i motori ibridi, ho accettato di conseguenza, dopo aver toccato l’estasi con la musica degli aspirati, un sound degno di un’aspirapolvere della Folletto ma con Halo tocchiamo un limite che non sono più disposto ad accettare.
Se la FIA non dovesse fare marcia indietro dal prossimo anno la Formula 1 avrà uno spettatore in meno, ma sono convinto che non sarò l’unico che prenderà la difficile decisione di lasciare un mondo che ci è appartenuto per così tanto tempo; ho letto, infatti, tanti commenti di gente che la pensa esattamente come me. Chissà forse, solamente, un calo drastico degli ascolti potrebbe far addivenire la federazione a più miti consigli.
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